CUBISMO e FAUVISME

Nel 1905 fecero la loro comparsa i fauves (belve, selvaggi) e nel 1907 i “cubi”: furono così definite dal critico d’arte L. Vauxcelles le prime apparizioni di due fra le più importanti manifestazioni artistiche contemporanee, il fauvisme e il cubismo.   Queste ironiche definizioni erano a metà tra lo scandalo e la sorpresa, isolavano e individuavano gli elementi di novità e rottura dei due movimenti.
I pittori fauves (Matisse, Braque, Rouault, Dufy, Derain) ribaltarono l’esperienza degli impressionisti: se questi ricavavano impressioni dalla realtà che poi rendevano pittoricamente, questi esprimevano la realtà stessa sulla tela, una realtà più interiore, fatta di emozioni. Quindi il quadro del fauve è il risultato del materializzarsi della realtà emozionale, attraverso il colore che è sempre acceso e selvaggio.
L’emozione cardine del fauvisme è la gioia di vivere (Joie de vivre è il titolo di uno dei più bei dipinti di Matisse) ma una gioia di vivere oggetto e strumento di ricerca artistica finisce con l’essere una finzione specie nel rapporto quotidiano del ventesimo secolo in rapida e continua evoluzione.
Così il movimento fauve vive un’intensa ma breve stagione (1905-1907) per poi finire sia a causa delle sue contraddizioni, sia dal cedere sotto l’incalzante arrivo del nuovo movimento cubista.

 

IL CUBISMO

“La pittura è più forte di me; mi costringe a dipingere come vuole lei” (Pablo Picasso)
Questo movimento nasce intorno al 1906 dall’incontro fra Pablo Picasso (1881-1973) e l’ex fauve Georges Braque (1882-1963) ed opera il processo inverso del movimento precedente: al centro c’è la ricerca strutturale, l’esame dell’oggetto, mentre il colore diventa un elemento quasi accessorio, non a caso, molto spesso i dipinti cubisti sono monocromatici.
Il Cubismo vuole raffigurare l’essenza della realtà, andare oltre la forma esteriore e rappresentarla non come appare ma come la nostra mente sa che è.
Nel primo periodo del cubismo (1907-1909), gli oggetti e le figure vengono ridotti a forme geometriche ed avviene la moltiplicazione dei punti di vista (Picasso disegna due occhi anche in un volto ripreso di profilo). Nel secondo periodo (1909-1911) “pittura analitica” la caratteristica evidente è la severità cromatica, dove l’attenzione dell’artista è rivolta essenzialmente alla forma e non al colore. Qui i soggetti preferiti sono le nature morte e i paesaggi. Nell’ultimo periodo (1911), inizia la fase del cubismo sintetico, ovvero, l’oggetto dopo essere stato analizzato e frantumato viene ricomposto in maniera sintetica per ricercarne l’essenza. In questa fase i pittori cubisti dipingono nature morte con frutta, bottiglie, bicchieri, eccetera e recuperano la ricchezza cromatica assente nel periodo analitico.
Picasso diceva di sé che dipingeva come pensava e non come vedeva,  il punto di partenza in questo caso non è più l’emozione e la gioia di vivere, ma l’esigenza di una intensa razionalità da spingere l’indagine fin dentro l’oggetto… fino alla ricerca delle sue componenti e delle sue relazioni geometriche e volumetriche… fino ad individuarne la struttura vera e propria.