Fu Leo Baekeland (1863-1944) ad inventarla e brevettarla intorno al primo decennio del 1900. Il chimico statunitense di origine belga scoprì questo straordinario materiale quasi per caso: mentre cercava un surrogato della gommalacca, combinò fra loro alcuni prodotti sintetici quali il fenolo e la formaldeide e ottenne una materia plastica dal colore molto scuro che chiamò bachelite (bakelite) dal suo cognome.
Questa resina artificiale segnò l’inizio dell’era della plastica. La gamma dei colori andava dal nero al marrone scuro ma in seguito si misero a punto altre tonalità di colore e in tutte le sfumature possibili.
La bachelite fu una vera rivoluzione in tema di nuovi materiali. Non solo un materiale nuovo dunque ma curioso, indistruttibile e soprattutto resistente al calore oltre ad essere capace di fungere da isolante elettrico.
Proprio queste proprietà videro subito il suo impiego nei settori dell’industria e delle comunicazioni e in bachelite si produssero radio, telefoni, ventilatori, thermos, macchine da scrivere, elettrodomestici, rasoi e numerosi altri utensili.
La bachelite venne usata in larga scala fino alla prima metà del 1900 per poi venire superata da altre materie plastiche.
Con la bachelite si potevano anche imitare altri materiali quali l’avorio, l’ambra, la tartaruga… creando monili molto somiglianti a quelli realizzati appunto con altri prodotti.
Oggi la bachelite è stata riscoperta da numerosi collezionisti e gli oggetti appartenuti al passato sono molto ricercati mentre tantissimi altri (circa 7000 esemplari) trovano alloggio presso il Bakelite Museum di Taunton (Inghilterra). In questo caratteristico museo sono conservati esemplari unici tra le prime radio degli anni trenta, telefoni, grammofoni, orologi, soprammobili e perfino una bara.
Attenzione però, anche la bachelite è stata in passato oggetto di imitazioni e per riconoscere il vero materiale si può riscaldare la punta di uno spillo, se questo penetra nell’oggetto allora abbiamo di fronte un falso.