Qual è l’origine delle parole? Come nascono i nomi di alcuni oggetti o di alcuni modi di fare? Cosa significa questo o quello e perché? Oppure, perché si dice così?
A iòsa
Locuzione di origine incerta. “Di guai ne abbiamo a iosa”.
A la dérobée
Locuzione francese usata anche in italiano, dal verbo dérober “trafugare, nascondere”.
A ufo
L’origine di questo modo di dire è sconosciuta ma tra le varie congetture-storielle vi è questa: Il materiale per la fabbrica di San Pietro in Roma era esente da gabella e portava il marchio latino ad urbis fabricam (per la “fabbrica” dell’Urbe) oppure ad usum fabricae (ad uso della “fabbrica”) rappresentato dalle tre iniziali a u f, le quali, con l’aggiunta di una o presero l’aspetto della locuzione italiana a ufo (cioè a scrocco, senza spese, senza compenso).
Accappatoio
La parola proviene da “cappa” e sta ad indicare quel tipo di indumento, generalmente di spugna, usato per il bagno o, molto spesso, come veste da camera.
Accessorio
Deriva da “accedere”. L’accessorio trasforma e dà la vera particolarità ad un capo d’abbigliamento. In poche parole, tutto ciò che completa, abbellisce e adorna un abito è l’accessorio. Una borsa di pelle e la cintura o i bottoni gioiello, fino a un particolare paio di calze o una sciarpa, eccetera.
Acconciatura
La parola si riferisce al modo di pettinare e ornare i capelli, ma anche a tutto ciò che riguarda il trucco e l’ultimo “tocco” da maestri.
Addio, mia bella, addio
Con questo verso inizia il famoso “Inno del volontario”. Fu composto dal fiorentino Carlo Alberto Bosi la sera del 20 marzo 1848, in un caffè di Firenze, in occasione della partenza per la guerra d’indipendenza del primo battaglione di volontari fiorentini. Il testo originale così diceva: Io vengo a dirti addio, L’armata se ne va; Se non andassi anch’io, Sarebbe una viltà.
Addome
Questa parola viene dal latino “abdòmen” che voleva dire la stessa cosa della parola italiana; ma “adbòmen” a sua volta deriva dal verbo, pure latino, “abdere” che voleva dire “nascondere”. E allora “addome” significa, secondo la sua etimologia, quella parte del corpo che serve a nascondere e, dunque, a proteggere gli intestini.
Alto tedesco
Nel linguaggio della glottologia e della letteratura, l’aggettivo alto, premesso al nome di una lingua, designa la lingua colta o letteraria in opposizione ai dialetti, oppure l’aspetto di essa nelle regioni distanti dal mare. L’alto tedesco (Hocdeutsch), come lingua “nobile”, comincia nella letteratura alla metà del secolo XIV, e, nel periodo moderno, dal secolo XVII (nuovo alto tedesco). Il basso tedesco (Niederdeutsch) è la lingua letteraria tedesca posteriore al suo più splendido periodo, oppure l’aspetto di essa nelle regioni prossime al mare.
Arma a doppio taglio
Cioè argomento che può colpire l’avversario ma anche chi lo usa.
Armadio
La parola nasce da armadium e nell’antichità era il luogo dove si conservavano le armi. Questo mobile, dove oggi riponiamo abiti e biancheria, era dunque il ripostiglio per archi e frecce. In origine l’armadio non era altro che una cavità nel muro e rozzamente divisa in scaffali da assi di legno. Solo più tardi divenne un vero e proprio mobile. Presso i Romani negli armadi si conservavano i ritratti di antenati scolpiti nella cera. Nel Medioevo gli armadi servivano soprattutto per custodire i libri (il vestiario e la biancheria si conservava in grossi cassettoni). Il XVIII secolo arricchì di fregi i mastodontici armadi e più tardi ancora si applicarono gli specchi sulle ante. L’armadio poi divenne più basso, senza fregi e celava lo specchio all’interno… mentre oggi abbiamo sostituito l’armadio con le cabine armadio.
Autoblindo
Questa forma, di cui si fa per di più un curioso plurale uguale al singolare (le autoblindo), è da considerare una licenza morfologica. La forma accettabile è autoblinda (plurale: autoblinde), che vuole essere, nel linguaggio militare, abbreviazione di autoblindata (autoveicolo corazzato e armato).
Azzurro
Con questa parola generalmente si indica il colore del cielo, ma il nome ha la sua origine: proviene dal persiano e nell’antica lingua persiana “lazvard” voleva dire “zaffiro”. Lo zaffiro ha precisamente il colore del cielo: azzurro.
Baionetta
Sembra che durante l’assedio sostenuto dalla città di Bayonne (Francia) nel 1323, da parte delle forze inglesi e aragonesi, quando tutti gli uomini vennero a mancare furono le donne della città a difendere le mura, adattando a lunghi fusti i loro coltelli. Nacque così la prima idea di quella che doveva essere chiamata la baionetta. Furono i baschi però che usarono per primi questo tipo di arma quando rimasti senza munizioni durante un combattimento contro gli spagnoli, li respinsero servendosi di coltelli innestati alle canne dei fucili.
Battiporta
Oltre la loro funzione pratica nell’aprire e chiudere un portone, ci avverte della presenza di qualcuno alla porta. Anticamente veniva attribuito a questo oggetto un potere magico, ovvero di allontanare le cattive influenze sulla casa stessa e i suoi occupanti. Ecco forse perché si costruivano con le forme più strane: mani aperte o chiuse a pugno, leoni, sfingi, zampa di animale, eccetera. In varie zone d’Italia assume una denominazione diversa: battaglio, battocchio, picchiotto…
Bandito, brigante
Bandito ha origine dalla forma tedesca bann che vuol dire editto, proclamazione, e si riallaccia al danese bande, condanna, anatema. Vuol dire uomo che vive alla macchia, in esilio e in rivolta contro le leggi. Per “brigante” il significato è più grave, vuol dire “uomo armato” e briganti furono detti per la prima volta i soldati che nel Settecento portavano una speciale armatura detta “brigantina”. Briganti furono poi chiamati coloro, che organizzati in bande, incendiavano dopo averli saccheggiati, i castelli feudali delle province durante la Rivoluzione francese. Per reprimere le loro violenze, nacque verso la fine del Settecento, la prima Guardia nazionale.
Basilica
In greco, basilica (da basileus, re) significò casa reale e anticamente la parola indicava l’edificio in cui si radunavano i magistrati. Dall’epoca cristiana molti di questi edifici furono convertiti in templi e ogni nuova chiesa costruita secondo le stesse linee architettoniche, ebbe quel nome. Il Palladio diede il nome di basiliche ad alcune sue costruzioni civili destinate a simili scopi. Il maggior divario tra le vecchie basiliche e quelle palladiane era costituito dal fatto che le prime avevano i porticati all’interno, le seconde invece o non li avevano affatto o li avevano all’esterno.
Bovarismo
Atteggiamento di velleitaria e ambiziosa evasione dal grigio conformismo della vita quotidiana, attribuito alla donna borghese di provincia. Dal nome della protagonista di un celebre romanzo di Gustave Flaubert, madame Bovary.
Campana
La campana è nata da Campania perché la prima e più grande fabbrica italiana si trovava a Nola, una città di questa regione. In latino infatti la campana era detta “nola” o “aes campanum”. Questo strumento era conosciuto e usato in Cina 2600 anni prima di Cristo. Antichissima anche l’usanza di legare le campanelle al collo delle bestie domestiche come gli asini e i cavalli.
Candidato
Al tempo di Roma antica colui che aspirava a una carica pubblica compariva in pubblico indossando una toga candida: per questo, lo chiamavano, qualche volta non senza ironia, candidatus.
Cardellino
Piccolo uccello dal canto bellissimo. I Latini chiamavano carduelis il “cardellino” perché lo sapevano assai ghiotto dei semi del “cardus”, cioè del cardo.
Càrpe diem
Locuzione latina “afferra il giorno d’oggi”, tratta da un verso di Orazio che consiglia di godere l’ora presente senza preoccuparti di quella futura. Si usa anche come sostantivo: “Seguo il principio del carpe diem”.
Cash and carry
Locuzione inglese “paga e porta via” oggi diffusa nel commercio, ma che nel 1937 riassunse il principio con cui gli Stati Uniti modificarono il loro regime di neutralità relativamente alle forniture internazionali.
Castrense
La parola proviene dal latino castrensis, e questo da castrum (accampamento). Si dice castrense di ciò che riguarda il campo militare. Vescovo castrense è il vescovo che soprintende al movimento religioso delle Milizie, sia in pace che in guerra, ed è capo della gerarchia ecclesiastica militare.
Cherubino – Serafino
Il nome deriva dell’ebraico cherubim che vuol dire “pienezza di scienza”. Con questo nome si indicano gli angeli più vicini a Dio. Il nome serafino deriva anch’esso dall’ebraico, e precisamente da serafin, che significa “serpenti di fuoco” e cioè che bruciano d’amore per Dio. Così, dando a San Francesco l’appellativo di “Serafico”, si volle caratterizzare l’ardore della sua passione per il Creatore dell’universo.
Chiromanzia
Il nome deriva dal greco cheir, mano, e manteia, divinazione. E’ la scienza di chi indovina leggendo le linee della mano. Le origini della chiromanzia sono molto remote e prima di altri popoli fu pratica dagli indiani. Fu coltivata da grandi filosofi come Aristotile e Platone e l’imperatore Augusto fu stimato chiromante.
Come l’asino fra i suoni
E’ un modo proverbiale che significa comportarsi in modo ottuso e inetto di fronte a cose raffinate, che restano estranee e incomprensibili.
Coprifuoco
La parola “coprifuoco” ha una storia leggendaria. Nel Medioevo, al calar del giorno, la campana del borgo suonava il coprifuoco per avvertire i cittadini che dovevano coprire il fuoco con la cenere per evitare gli incendi. Nella costruzione delle case all’epoca abbondava l’uso del legno ed era molto facile che il fuoco si propagasse pericolosamente con una scintilla. Poi la parola assunse un significato diverso: nei paesi che erano sotto la minaccia di guerre o rivoluzioni interne, il coprifuoco indicava che i cittadini, dopo una certa ora, dovevano ritirarsi nelle loro case per evitare disordini e turbolenze.
Corpus
Parola latina da cui discende il nostro corpo, oggi usata nel senso speciale di “raccolta sistematica”.
Denigrare
Denigrare una persona vuol dire infamarla, screditarla, vituperarla. E’ una parola, o un verbo, nel quale entra del “nero”. Infatti deriva dal verbo latino (denigrare) che voleva dire “annerire”, “render nero”. Se ci pensiamo, denigrare una persona è come insudiciarle la faccia di nero, col carbone, almeno in senso figurato.
Era
Vuol dire “epoca”, “periodo storico”. Questa parola deriva dal sostantivo latino, plurale, “aera” che significava quei gettoni di bronzo, quelle monete che servivano a indicare un determinato numero. In origine la abusata espressione “era nuova” voleva dire, semplicemente “una nuova partita contabile nel libro dei conti”.
Fabbriceria
Propriamente, l’ente che amministra una chiesa e cura la manutenzione dell’edificio, un tempo detto fabbrica. “La fabbriceria del Duomo”, o anche l’Opera del Duomo.
Faina
E’ il rapace terrore dei pollai ma il suo nome deriva dal nome di un albero. Deriva dal latino “fagina” che indicava precisamente la nostra faina, ma la parola latina, a sua volta, deriva da “fagus”, che vuol dire “faggio” perchè, almeno a quei tempi, la faina amava abitare tra i faggi.
Folklore
Voce inglese assai diffusa, composta nel 1846, dal demòlogo G. Thoms. Significa letteralmente “scienza (lore) del popolo (folk), cioè “scienza o studio della cultura e delle costumanze di un popolo” (demologia), o anche, e più comunemente, “complesso delle usanze, delle tradizioni, delle leggende, dei canti, dei giochi, dei proverbi, ecc., come patrimonio caratteristico di un popolo”. usa.
Gazzetta
La parola è di origine tutta italiana e nacque a Venezia all’inizio del XVII secolo quando furono messi in vendita i primi giornali. Il nome era dato dal costo di questi giornali, la “gazzetta” era una piccola moneta veneziana d’argento, corrispondente a due soldi di altre regioni.
Genia
“Sono una genia di traditori.” La parola, che propriamente significa stirpe, progenie, è stata quasi sempre usata in senso spregiativo.
Giano bifronte
“E’ un Giano bifronte.” Locuzione formatasi sul dio latino Giano, raffigurato con doppia faccia.
Gondola
Il nome deriva dal greco Kondi (conchiglia). La prima gondola pare che esistesse già al tempo dell’elezione del primo Doge nel 697. Un tempo era a colori vivaci, con ricche stoffe e due rostri, uno a prua e l’altro a poppa. Nel 1562, in seguito a un’ordinanza del Senato, fu tinta di nero e prese la forma attuale, con un solo ferro a prua, il cui peso bilancia quello del gondoliere a poppa.
Guerrafondaio o pacifondaio
La prima di queste voci fu coniata quasi certamente da L. A. Vassallo (Gandolin) al tempo delle nostre prime guerre africane, e riebbe popolarità durante la cosiddetta “guerra mondiale”. Su guerrafondaio (da guerra a fondo) fu ricalcato pacifondaio (da pace a fondo).
I casi sono due
Nel 1917, sul nostro fronte di guerra, circolò in gran numero di esemplari una curiosa sequenza di “condizioni”, ciascuna delle quali si biforcava in un dilemma (… se lo trovi, i casi sono due: o lui impicca te, o tu impicchi lui…). Non se ne conosce l’autore. Fu resa popolare da Petrolini. E’ rimasta nell’uso per porre facetamente le due corna di un dilemma: o… o… (in latino: aut… aut…; ne abbiamo già parlato).
Idiomatico
Da idiòma “linguaggio”; nel più ristretto senso di dialetto, gergo: “E’ una locuzione idiomatica”, cioè tipica di una certa parlata e di un certo ambiente.
Idra
“L’idra della guerra.” Dal nome di un serpente mitologico, l’idra di Lerna, le cui molte teste, appena tagliate, rinascevano.
In bocca al lupo
Di questa frase si servivano inizialmente i soli cacciatori per augurare buona caccia ai loro colleghi, non essendo ritenuto propizio l’augurio di “buona fortuna”. L’origine è attribuita al premio che i vari governi conferivano a chi uccidesse un lupo. Così l’augurio d’incontrare uno di questi animali, sparargli magari nella bocca aperta, ammazzarlo e riscuotere il premio, era il miglior augurio che si potesse fare a un cacciatore.
In saecula saeculorum
Nei secoli dei secoli. Così finivano molte prose liturgiche della Chiesa in latino. La frase usata nel discorso comune per notare la lunga durata di una cosa.
Jamais
Questo avverbio francese (= giammai), adoperato in politica a riguardo dell’Italia, è vecchio almeno quanto il nostro Risorgimento. Fu pronunciato con grande energia (ma invano anche quella volta) il 5 dicembre 1862, in una seduta della Camera francese, dal ministro Eugenio Rouher, a proposito della così detta “occupazione di Roma” da parte dell’Italia. Il giorno seguente, lo stesso imperatore dei francesi, congratulandosi con Rouher, gli fece amabilmente osservare che “en politique il ne faut point dir jamais”.
Le dolenti note
Parole contenute in una terzina dantesca (“Ora incomincian le dolenti note a farmisi sentire…”). Sono le grida dolorose che insieme con molto pianto giungono fino al Poeta nel secondo cerchio dell’Inferno che accoglie i lussuriosi. Oggi l’espressione è usata scherzosamente, tanto che alcuni, per “dolenti note”, giocando sul doppio senso, arrivano ad intendere “le note (cioè le fatture) da pagare”.
Lettera morta
“Questa legge è lettera morta”, cioè esiste sulla carta ma non viene applicata. Per estensione: “Le sue promesse sono restate lettera morta”.
Libro
Viene dal latino liber, che voleva dire “libro” ma in origine era il nome che si dava alla scorza interna dell’albero, quella scorza che serviva per formare le tavolette su cui si scriveva.
Magari
Questa parola deriva dall’espressione greca “makàrie” che significava “beato”. E allora se si dice “magari fossi ricco”, in realtà si vorrebbe dire “sarei beato se fossi ricco”.
Mandarino
Questa parola ha due significati. Vuol dire, infatti, “alto funzionario cinese” e vuol dire anche quell’agrume piccolo, dolce e profumato che tutti conosciamo. Nel suo primo significato la parola deriva dal sanscrito “mantrin” che voleva dire “consigliere”; nel suo secondo significato deriva da “mandàra” che è il nome col quale il gradito frutto viene chiamato nelle isole della Riunione dalle quali è originario.
Meraviglia
Il vocabolo deriva dal latino mirabilia, un neutro plurale che significa esattamente “cose ammirevoli”. Da questo plurale è nata la parola italiana.
Monòlogo e soliloquio
Monologo (da voce greca) è la parlata che un attore fa a solo sulla scena, e si oppone a dialogo. Soliloquio (da voce latina) è il discorso di chi parla solo da sé, e si oppone a colloquio. Amleto, nel dramma, fa un monologo; nella vita, avrebbe fatto un soliloquio.
Moschetto
Il moschetto (fucile corto) era in origine un’arma da tiro usata con la balestra. Più tardi fu una specie di archibugio ma molto più grosso e pesante, difficile da manovrare e lo si affidava soltanto ai soldati “moschettieri” notoriamente più forti e robusti di altri.
Museo
Fu il nome dato all’edificio eretto da Tolomeo Filadelfio nella cinta della sua reggia ad Alessandria d’Egitto. Trattandosi di un gruppo di discepoli delle Muse e anche per porlo sotto il loro patronato, il luogo fu chiamato appunto Museo, ovvero tempio delle Muse. In seguito il significato di questa parola si estese e si disse di ogni luogo destinato alle arti e alle scienze e più specificamente per conservarvi oggetti ad esse inerenti: da qui, Museo di storia naturale, di antichità, di sculture, eccetera.
Non capire un’acca
In questa “acca” è da vedere, quasi certamente, la parola “accidente” (non capire un accidente) troncata a metà e modificata quindi nella vocale finale per facile assimilazione al nome della lettera h. Non sono poche infatti le nostre locuzioni, specialmente idiomatiche, nelle quali, a una parola sconveniente o ritenuta tale, è sostituita un’altra parola che cominci come quella e perciò si lasci intendere facilmente. Acciderba, accidempoli, accipicchia, sono tutte forme eufemiche di accidente che, fra l’altro, fu considerata anche di malo augurio.
Off
“Teatro off.” Parola inglese che indica distanza, separazione dalla norma.
Omnia mea mecum porto
Tutto quanto è mio, porto con me. Fu la risposta che il filosofo Biante, uno dei sette savi della Grecia, diede ai suoi concittadini di Priene, i quali, incalzati dall’esercito di Ciro, e in procinto di abbandonare la città recando con sè le loro ricchezze, osservavano con stupore che il filosofo non faceva alcun preparativo di partenza. Egli voleva far loro comprendere che la vera ricchezza sta tutta nella saggezza. E l’uomo saggio non ha fagotti da portare. Il motto è stato applicato anche alla chiocciola e alla tartaruga, che portano con sè la casa e la roba.
Ore piccole
Questo modo di indicare le ore che seguono immediatamente la mezzanotte, deriva dalle “ore piccole” della liturgia cattolica, che sono: terza, sesta e nona. Tutte le ore così dette “canoniche” sono otto: mattutino, laudi, prima, terza, sesta, nona, vespro, compieta; ma le prime tre furono introdotte quando già le “piccole” erano in uso da molto tempo, e così si chiamavano perché erano le primissime del periodo diurno e dell’ufficiatura quotidiana, che principia con il nascere del giorno.
Ortottica
Dal greco orthos “corretto, esatto” e ottica. Precisamente, la parte dell’oculistica che si occupa della cura dello strabismo.
Palombaro
E’ il marinaio che, vestito dello scafandro, scende in profondità nel mare. Prima dell’invenzione dello scafandro, le immersioni erano praticate da uomini nudi per la pesca di perle, corallo o spugne, ma erano molto limitate nel tempo per motivi di mancanza d’ossigeno. Lo scafandro del palombaro permetteva immersioni più profonde e durevoli. Oggi i sub vestono mute e bombole d’ossigeno trasportabili e la figura del palombaro è entrata nella storia delle esplorazioni sottomarine.
Panico
E’ lo stesso che spavento e anticamente era usato solo come aggettivo, tanto è vero che così è rimasto nella frase “timor pànico”. Ora, la sua origine la troviamo nel nume boschereccio della mitologia, Pan, che, col suono della sua zampogna, metteva paura ai pastori.
Parroco
E’ il capo spirituale della circoscrizione ecclesiastica della “parrocchia”. Parroco deriva dal greco pàrokos che voleva dire “chi distribuisce le elemosine ai poveri” e parrocchia deriva dal verbo greco paroichéo, che voleva dire “io abito vicino”: da qui, tutte le case vicine, che avevano in comune la chiesa.
Quaresima
E’ il periodo che si estende dal Carnevale alla Pasqua. Il termine Quaresima deriva dal latino “quadragesima” che significa “quarantesima giornata”, ma che in italiano è passato a significare l’intero periodo di quaranta giorni.
Quarantotto
“E’ successo un quarantotto.” Chi penserebbe che la parola deriva da un apprezzamento non certo positivo dei moti rivoluzionari e politici accaduti nel 1848?
Saluto militare
Come è nato questo gesto di saluto tra i militari? Nei tempi feudali, quando un guerriero entrava in un castello, si toglieva l’elmo per dimostrare la sua fiducia nell’ospitalità del castellano. Questo atto di umiltà era un segno di omaggio ed esprimeva le intenzioni pacifiche del cavaliere e soprattutto la certezza di non essere tradito. Ben presto l’uso di scoprirsi il capo in segno di rispetto si trasferì anche nell’esercito, soprattutto dinanzi a un superiore. I guerrieri medioevali, trovandosi dinanzi a un loro superiore, non si toglievano l’elmo, ma sollevavano la visiera scoprendo il volto. Con il passare del tempo le armature scomparvero, ma la consuetudine di portare la mano alla fronte quasi per scoprire una visiera rimase.
Sàri
Parola indiana, che indica una lunga e ampia veste drappeggiata attorno al corpo.
Scamozzare
Propriamente “troncare nella parte superiore” (da ca(po)mozzare). Riferito alle piante, indica una potatura che recide i rami fino al tronco per dar più vigore alle rimesse.
Scappare
Perché di uno che fugge si dice che “scappa”? Perché in origine, per fuggire più rapidamente, ci si liberava della “cappa” (mantello) che quasi tutti portavano. “Scappare”, dunque, etimologicamente, significherebbe “liberarsi del mantello”.
Siedi e favella
Cioè: siedi e parla, siedi e racconta. Sono parole che Didone, regina d’Egitto, rivolge a Jarba nel dramma Didone abbandonata di Pietro Metastasio (atto 1°, scena 5^). La frase, notissima, è ripetuta in senso faceto. Meno nota è forse l’altra: Lascia pria ch’io favelli e poi rispondi, detta da Jarba a Didone nella stessa scena.
Sortilegio
“Arte” di predire la sorte per magia. Deriva da due parole latine: sors = sorte e légere = leggere. Cioè leggere la sorte, il destino; e leggerla s’intende come usano leggerla i “maghi” nelle carte, nel palmo della mano, nelle stelle, nella sabbia, eccetera.
Terzo Reich
Dopo il Primo Reich o impero germanico e il Secondo Reich, quest’ultimo proclamato il 18 gennaio 1871 a Versaglia, e vi entrarono tutti i paesi tedeschi, eccettuata l’Austria. Rimasero sciolte così le due “confederazioni” (del Nord e del Sud). Il Terzo Reich sorse con l’avvento di Hitler al potere, ed è quello che portò la Germania allo stato di organizzazione e potenza nella seconda guerra mondiale.
Trofismo
Termine biologico e medico, dal greco trophé “nutrizione, alimentazione”.
Uomo
Deriva dal latino “homo”. Ma è una parola latina? Essa è legata, per l’origine, all’altro vocabolo latino “humus” che voleva dire “terra”: a indicare dunque che l’uomo sarebbe un figlio della terra.
Uva
Pare che la parola derivi da verbo latino “uvère” che vuol dire “essere umido”. L’uva, cioè, sarebbe il frutto umido, sugoso per eccellenza.
Vernacolo
E’ come sappiamo il dialetto. Questa parola deriva dal vocabolo latino “verna” il quale aveva un curioso e particolare significato: “verna” era colui che era nato da una schiava nella casa del padrone; e “vernaculus” era, allora, l’aggettivo che indicava tutto quello che apparteneva al “verna”. Da questo significato passò, poi, all’altro di “domestico”, “paesano”, “locale”, e finalmente a quello di “dialetto” in italiano.
Virgola
Anche questo piccolo segno di interpunzione ha la sua etimologia. La si deve cercare nell’espressione latina “virgula” che voleva dire “piccola verga” o “bastoncino”, quasi sempre ricurvo: tale e quale una “virgola” insomma.
Zagara
Con questa parola d’origine siciliana si indica il fiore d’arancio. La sua etimologia la troviamo nell’aggettivo arabo “zàhara” che vuol dire “sfavillante di bianca luce”.