Ed ecco un’altra storia di costume. L’antico mestiere del barbiere, ma non di quello che esercitava nel salone alla moda che si poteva trovare in una grande città, bensì l’artigiano della barba o meglio l’arrotino dei baffi e lo stilista del capello brillantato… eheheh… perciò partendo dai miei ricordi e dalle storie narrate da qualche anziano compreso il mio adorato nonno e attraverso i suoi oggetti ormai  gelosamente custoditi fra le cose più care e che in molti oggi amano collezionare (rasoi, affila rasoi, forbici, calendarietti da barbiere, lamette, vaporizzatori per acqua di colonia, eccetera), cercherò di ripercorrere dei trascorsi di vita, usi e costumi che ruotavano intorno a quest’arte secolare.
Nel piccolo paesino l’operato del barbiere era considerato un lavoro di tutto rispetto, era in uno scalino intermedio tra le varie professioni esercitate, poco sotto il medico condotto e il sindaco del paese e sopra i ceti sociali più umili. Nonno era si un contadino, ma si arrangiava anche in questo mestiere. Non aveva una bottega sua, come non l’aveva quando alternava questa prestazione d’opera a quella di ciabattino… disponeva però di tutti gli attrezzi utili per l’uno e per l’altro… e per altro ancora… ma si potrebbero scrivere almeno altre dieci storie. Perciò, tralasciando nonno e la sua arte d’arrangiarsi, racconterò del signor “Peppino” vero e unico barbiere del paese a quei tempi.
Non che si osservasse rigorosamente il turno di chiusura, che fin da che ci si ricorda è sempre stato il lunedì, ma quello era il giorno di riposo che veniva subito dopo la domenica, quando, passata la festa si tornava tutti ai propri lavori e molti si spostavano fuori dal proprio nucleo abitativo per diverse decine di chilometri e quindi per l’intera settimana. Il sabato successivo, o l’altro ancora, al rientro degli operai o dei contadini che erano andati a fare la “stagione” del momento, il primo contatto con la civiltà si aveva dal barbiere.
Ci si ritrovava per la toletta completa, barba, baffi e brillantina… ma anche per discutere di fatti accaduti nel frattempo nella piccola comunità e raccontare le proprie esperienze avute durante il periodo di assenza forzata, nonché le storie fantastiche narrate dai più anziani. Tra un cliente che si alzava dalla poltrona all’altro che si sedeva su sollecito del barbiere all’intonazione di “sotto il prossimo”, mentre lo stesso sventolava la medesima tovaglia appena utilizzata per il precedente cliente, poteva capitare di intonare una canzone popolare accompagnata dal suono di una fisarmonica. Come succedeva che in un tavolo in un angolo si giocasse una partita a carte.
Per risparmiare, molti clienti la barba la facevano da soli in casa ma poi si faceva comunque un salto da Peppino per il periodico taglio di capelli, facendosi pettinare alla Umberto o alla mascagna. Il locale di Peppino era alquanto squallido in verità. Una poltrona al centro e uno specchio di fronte. Un piccolo tavolo con un recipiente smaltato colmo d’acqua dove puliva i pennelli (l’acqua corrente arrivò solo qualche anno più tardi) e tre o quattro rasoi allineati in bella vista. Qualche sedia in ordine sparso e il piccolo tavolo per le partitelle di carte occasionali di cui sopra. Una piccola tenda arricciata divideva la stanza da un piccolo retrobottega e una mensola su una parete metteva in bella mostra le bottiglie lavorate con l’acqua di colonia… non so perché ma quel profumo intenso mi ha sempre disgustato… Un bel giorno Peppino uscì fuori di testa… si fa per dire… eheheh… e dopo una bella ripulita al locale fece una festa per inaugurare il nuovo locale. Era arrivato il progresso: acqua corrente, ben due lampadine di fianco allo specchio e una moderna poltrona girevole in similpelle rossa! Il tavolo da gioco era sparito, una bella radio nuova fiammante trionfava al posto del catino d’acqua, rasoi luccicanti e il lavabo per fare lo shampoo!
Tutto nuovo, tutto più funzionale e igienicamente parlando, qualche accortezza in più, ora era una bottega quasi di classe. Niente più bivacchi e racconti, restava solo il fugace saluto e una stretta di mano al tanto indaffarato nuovo barbiere (il figlio di Peppino aveva preso il suo posto nella nuova gestione), che quando non era occupato con forbici, pennelli o rasoi, era intento a leggere il giornale evitando l’invito ad entrare se non espressamente per la barba o un taglio di capelli. Era finita un’epoca… ora ci si ritrovava più al bar dove avevano appena installato il primo apparecchio televisivo…  ed era anche finito il tempo di ascoltare le storie raccontate dagli anziani!
Quello che resta oggi, come di altri mestieri, per chi non ha la fortuna dei ricordi personali, sono i piccoli oggetti che ci raccontano straordinari spaccati di vita. Oggetti a volte visti con una certa nostalgia e forse per questo amiamo soprattutto ricercarli e collezionarli o più semplicemente perché veniamo rapiti da una sensazione che quel determinato oggetto può trasmetterci.